Nadia Veronese

Punto di partenza delle creazioni tridimensionali di Liz Gehrer è la carta, sia essa in forma di brandelli di giornale o pressata in forma di cartone: materiale che, non appena viene lavorato con acqua e colla, si lascia subito modellare e che, asciugato all’aria, indurisce e diventa immediatamente rigido.

Le figure umane fortemente astratte sono ridotte a una testa, un tronco e una massa indistinta di membra, e la verticalità consapevolmente marcata. Il rivestimento esterno che abbraccia lo scheletro di ferro delle figure viene completato da una struttura superficiale di materiale usato: fragili brandelli di giornale stampati in un caso, cartone inciso, tagliuzzato e ridipinto nell’altro. Dalla testa, qualche volta anche girata, le figure sembrano immortalate nel mezzo di una comunicazione, in un gesto immanente. La comunicazione comune sostituita dalla comunicazione e dal dialogo pubblici, la comprensione sostituita dal passaggio di informazioni e dalla manipolazione, allo stesso tempo sotto la pressione dei giornali usati, le notizie infiltrano e imbevono l’uomo.

La fonte per i suoi quadri, Liz Gehrer la trova nel mondo della pubblicità. In principio è la pagina del giornale e della rivista, poi immagini, frasi e frammenti di parole vengono isolati. Strato dopo strato, grazie alla tecnica del collage, nascono nuovi mondi visuali che, inspessendosi, fanno nascere una nuova realtà figurativa, che lega il passato al presente e lascia presagire il futuro. Il tempo  ticchetta inudibile, procede inarrestabile, l’uomo si interrompe, si disperde addirittura e tuttavia si ricorda sempre del tempo che scorre. Liz Gehrer usa con sottigliezza le citazioni della vita moderna… nuove realtà visive raccontano la straordinarietà dell’ordinario, momenti quotidiani e anonimi della nostra esistenza vengono spostati in un altro contesto.

 

Da un discorso tenuto da Nadia Veronese nel 2005.

Nadia Veronese è collaboratrice scientifica e curatrice del museo d’arte di San Gallo.